Basta spese per un immobile che produce solo costi e pensieri!
Perché e quando disfarsi di un immobile?
Talvolta le spese di gestione della casa sono proibitive rispetto al valore ricavabile dalla vendita. Nessuno vuole neppure ricevere l’immobile in donazione. Un esempio? Quello di un’abitazione o di un piccolo appezzamento di terreno, magari ereditati in quote con più fratelli, cugini e zii. Ma anche un vecchio immobile ridotto a rudere, disperso in campagna o in montagna. Come destreggiarsi tra Irpef, Imu e Tasi sulla seconda casa, costi di manutenzione e ristrutturazione proibitivi? Come fare se neppure una divisione è economicamente conveniente? Quando non c’è nessuna possibilità di rivendita nel mercato immobiliare, l’unica soluzione razionale è quella di disfarsi del bene.
Disfarsi dell’immobile: come funziona nella pratica?
Per dismettere la proprietà immobiliare occorre un formale atto scritto di rinuncia. La rinuncia viene quindi trascritta nei registri immobiliari ed il gioco è fatto. Disfarsi della proprietà significa ovviamente che qualcun altro ne diventerà proprietario. Se ci sono altri comproprietari questi potrebbero automaticamente diventare proprietari di una quota maggiore.
Quanto costa disfarsi della proprietà
Rinuncia dell’intera proprietà di un immobile.
La rinunzia meno costosa è quella che riguarda la propria quota di proprietà.
Il costo, non è proibitivo. Ad esempio, nei casi di immobili interi di scarso valore può essere di qualche centinaia di euro oltre alla parcella del notaio, e le spese di registrazione dell’atto. Per saperne di più, rimango a tua disposizione per ogni chiarimento possibile.
Il costo, non è proibitivo. Ad esempio, nei casi di immobili interi di scarso valore può essere di qualche centinaia di euro oltre alla parcella del notaio, e le spese di registrazione dell’atto. Per saperne di più, rimango a tua disposizione per ogni chiarimento possibile.
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