giovedì 9 marzo 2017

Radon, un nemico invisibile che si insinua nelle nostre abitazioni.


Il Radon è un gas radioattivo naturale, incolore, insapore, inodore, estremamente volatile. Non ci accorgiamo della sua presenza, per questo è pericoloso. È la sorgente più importante di radiazioni negli edifici: può rimanervi “imprigionato” a causa di porte e infissi a tenuta stagna o di pareti non traspiranti che “sigillano” i fabbricati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato il Radon la seconda causa di tumore polmonare, dopo il fumo. La prima per i non fumatori, (in Italia 3500/6000 unità all’anno).
All’aria aperta, il Radon si disperde rapidamente e non raggiunge quasi mai valori pericolosi. Diventa, invece, un problema quando si accumula all’interno degli edifici: il cosiddetto Radon indoor. È il contatto quotidiano con il Radon, dovuto al fatto che trascorriamo l’80 - 90% della giornata in ambienti chiusi e perfettamente isolati, a rappresentare un rischio per la nostra salute; rischio proporzionale alla sua concentrazione in aria e al tempo trascorso negli ambienti chiusi.

Come entra in casa

La principale sorgente di Radon è il terreno sottostante la nostra abitazione, ma può essere liberato anche da alcuni materiali da costruzione e trasportato dall’acqua e dal metano. La concentrazione di Radon indoor è più alta se l’abitazione si trova su un terreno granitico o vulcanico; vicino a vulcani attivi o spenti, su terreni ricchi di tufo; se le sue fondamenta poggiano direttamente sul terreno; se comunica direttamente, mediante botole, scale e canne fumarie, con locali interrati o seminterrati non ben areati; se è stata costruita utilizzando argille contenenti alluminio, granito, tufo, porfido, basalto, pietre laviche, pozzolane; oppure cementi di origine pozzolanica, gessi chimici, ceramiche o cementi prodotti con scorie di alto forno o con materiali contaminati, legnami provenienti dall’Est Europa.
Le regioni più inquinate la Campania, la Lombardia, il Friuli – Venezia – Giulia, il Veneto e il Lazio.
La concentrazione decresce con l’altezza dal suolo (sono più inquinati i piani interrati e semi-interrati, in generale quelli al di sotto del terzo piano) e varia in base alle condizioni meteorologiche (pressione, temperatura suolo - aria, vento, pioggia).
Il trasporto del Radon all’interno di un edificio avviene per “effetto camino” dovuto alla differenza di pressione tra l’esterno e l’interno: si creano dei moti convettivi che risucchiano il Radon all’interno. Differenze di temperatura, e quindi di pressione, tra i vari piani dell’edificio fanno sì che il Radon da quelli più bassi arrivi a quelli più alti. Questa depressione aumenta d’inverno a causa del riscaldamento, anche di stufe e camini; aumenta nel caso di aerazione assente o insufficiente, di correnti ascensionali all’interno di canne fumarie, di sistemi di aspirazione in bagno e in cucina.
“Aspirato” dall’edificio, si infiltra attraverso le fessure – anche microscopiche – presenti nei pavimenti e nei muri, le giunzioni tra pavimenti e pareti. Inoltre, qualsiasi parte dell’edificio penetri nel terreno, costituisce un potenziale punto d’infiltrazione: le condotte dell’acqua e del gas, le condotte della fognatura, serbatoi interrati per la raccolta dell’acqua piovana, le condutture di piccolo diametro dei cavi elettrici. Lo stesso scavo delle fondamenta può cambiare completamente la situazione nel sottosuolo ed aumentare il rischio radioattivo.
Una volta nell’edificio, può rimanervi “imprigionato” a causa di finestre e porte a tenuta stagna, pareti non traspiranti, mancanza di aerazione naturale.
Come si elimina
Una volta accertata la presenza di Radon, si può diminuirne la pericolosità con una serie di azioni di rimedio: depressurizzazione del terreno, aerazione degli ambienti, aspirazione dell’aria interna specialmente in cantina, pressurizzazione dell’edificio, ventilazione forzata del vespaio, impermeabilizzazione del pavimento, sigillatura di crepe e fessure, isolamento di porte comunicanti con le cantine.
Interventi di mitigazione del radon negli edifici esistenti


Riassumiamo le tecniche per la mitigazione del gas radono nelle abitazioni esistenti.
1) Sigillatura delle canalizzazioni verticali, crepe, giunti, impianti; pavimentazione delle cantine e/o impermeabilizzazione della pavimentazione esistente.
2) Ventilazione naturale o forzata del vespaio.
3) Ventilazione delle cantine e dei locali interrati non occupati.
4) Estrazione dell'aria dall'intercapedine sotto il pavimento.
5) Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati sotto l'edificio.
6) Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati esternamente all'edificio.
7) Ventilazione delle condutture di drenaggio.
8) Pressurizzazione del suolo sotto l'edificio.
9) Pressurizzazione dell'intero edificio.
10) Ventilazione naturale o forzata degli ambienti interni.
11) Ventilazione forzata degli ambienti interni con l'impiego di sistemi di climatizzazione e recupero del calore.

Ogni intervento andrà poi valutato con un tecnico di fiducia, analizzando non solo i vantaggi ma anche le possibili problematiche che potrebbe comportare. Una fra queste ad esempio è che alcuni interventi potrebbero causare dispersioni energetiche maggiori per l'edificio.
Quindi bisogna sempre capire quali sono le priorità e le soluzioni migliori.






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