Radon, un nemico invisibile che si
insinua nelle nostre abitazioni.
Il Radon è un gas radioattivo naturale, incolore, insapore,
inodore, estremamente volatile. Non ci accorgiamo della sua presenza, per
questo è pericoloso. È la sorgente più importante di radiazioni negli edifici:
può rimanervi “imprigionato” a causa di porte e infissi a tenuta stagna o di
pareti non traspiranti che “sigillano” i fabbricati. L’Organizzazione Mondiale
della Sanità (WHO), attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha
classificato il Radon la seconda causa di tumore polmonare, dopo il fumo. La
prima per i non fumatori, (in Italia 3500/6000 unità all’anno).
All’aria aperta, il Radon si disperde rapidamente e non
raggiunge quasi mai valori pericolosi. Diventa, invece, un problema quando si
accumula all’interno degli edifici: il cosiddetto Radon indoor. È il
contatto quotidiano con il Radon, dovuto al fatto che trascorriamo l’80 - 90%
della giornata in ambienti chiusi e perfettamente isolati, a rappresentare un
rischio per la nostra salute; rischio proporzionale alla sua concentrazione in
aria e al tempo trascorso negli ambienti chiusi.
Come
entra in casa
La principale sorgente di Radon è il terreno
sottostante la nostra abitazione, ma può essere liberato anche da alcuni
materiali da costruzione e trasportato dall’acqua e dal metano. La
concentrazione di Radon indoor è più alta se l’abitazione si trova su un
terreno granitico o vulcanico; vicino a vulcani attivi o spenti, su terreni ricchi
di tufo; se le sue fondamenta poggiano direttamente sul terreno; se comunica
direttamente, mediante botole, scale e canne fumarie, con locali interrati o
seminterrati non ben areati; se è stata costruita utilizzando argille
contenenti alluminio, granito, tufo, porfido, basalto, pietre laviche,
pozzolane; oppure cementi di origine pozzolanica, gessi chimici, ceramiche o
cementi prodotti con scorie di alto forno o con materiali contaminati, legnami
provenienti dall’Est Europa.
Le regioni più inquinate la Campania, la Lombardia, il Friuli – Venezia –
Giulia, il Veneto e il Lazio.
La concentrazione decresce con l’altezza dal suolo (sono più
inquinati i piani interrati e semi-interrati, in generale quelli al di sotto
del terzo piano) e varia in base alle condizioni meteorologiche (pressione,
temperatura suolo - aria, vento, pioggia).
Il trasporto del Radon all’interno di un edificio avviene
per “effetto camino” dovuto alla differenza di pressione tra
l’esterno e l’interno: si creano dei moti convettivi che risucchiano il Radon
all’interno. Differenze di temperatura, e quindi di pressione, tra i vari piani
dell’edificio fanno sì che il Radon da quelli più bassi arrivi a quelli più
alti. Questa depressione aumenta d’inverno a causa del riscaldamento, anche di
stufe e camini; aumenta nel caso di aerazione assente o insufficiente, di
correnti ascensionali all’interno di canne fumarie, di sistemi di aspirazione
in bagno e in cucina.
“Aspirato” dall’edificio, si infiltra attraverso le fessure – anche microscopiche – presenti
nei pavimenti e nei muri, le giunzioni tra pavimenti e pareti. Inoltre, qualsiasi
parte dell’edificio penetri nel terreno, costituisce un potenziale punto
d’infiltrazione: le condotte dell’acqua e del gas, le condotte della fognatura,
serbatoi interrati per la raccolta dell’acqua piovana, le condutture di piccolo diametro dei cavi elettrici.
Lo stesso scavo delle fondamenta può
cambiare completamente la situazione nel sottosuolo ed aumentare il rischio
radioattivo.
Una volta nell’edificio, può rimanervi “imprigionato” a
causa di finestre e porte a tenuta stagna, pareti non traspiranti, mancanza di
aerazione naturale.
Come si elimina
Una volta accertata la presenza di Radon, si può diminuirne
la pericolosità con una serie di azioni di rimedio: depressurizzazione del
terreno, aerazione degli ambienti, aspirazione dell’aria interna specialmente
in cantina, pressurizzazione dell’edificio, ventilazione forzata del vespaio,
impermeabilizzazione del pavimento, sigillatura di crepe e fessure, isolamento
di porte comunicanti con le cantine.
Interventi di
mitigazione del radon negli edifici esistenti
Riassumiamo le tecniche per la mitigazione del gas radono nelle abitazioni
esistenti.
1) Sigillatura delle
canalizzazioni verticali, crepe, giunti, impianti; pavimentazione delle cantine
e/o impermeabilizzazione della pavimentazione esistente.
2) Ventilazione naturale o forzata del vespaio.
3) Ventilazione delle cantine e dei locali interrati non occupati.
4) Estrazione dell'aria dall'intercapedine sotto il pavimento.
5) Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati sotto
l'edificio.
6) Depressurizzazione del suolo mediante pozzetti radon collocati esternamente
all'edificio.
7) Ventilazione delle condutture di drenaggio.
8) Pressurizzazione del suolo sotto l'edificio.
9) Pressurizzazione dell'intero
edificio.
10) Ventilazione naturale o forzata degli ambienti interni.
11) Ventilazione forzata degli ambienti interni con l'impiego di sistemi di
climatizzazione e recupero del calore.
Ogni intervento andrà poi valutato con un tecnico di fiducia, analizzando
non solo i vantaggi ma anche le possibili problematiche che potrebbe
comportare. Una fra queste ad esempio è che alcuni interventi potrebbero
causare dispersioni energetiche maggiori per l'edificio.
Quindi bisogna sempre capire quali sono le priorità e le soluzioni migliori.